Alfonsino d’oro o Sesquiducato di Alfonso di Trastámara

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OGGETTO
Alfonsino d’oro o Sesquiducato di Alfonso di Trastámara
AUTORITÀ EMITTENTE
Alfonso il Magnanimo (1394-1458)
MATERIA E TECNICA
Oro / Coniazione
PROVENIENZA
Incerta
ZECCA
Gaeta / Napoli
DATAZIONE
1442-1458 d.C.
MISURE
Peso: 5,28 gr.; diam. 26 mm.
RIFERIMENTO
Grella 1983, p. 180, n. 119
COLLOCAZIONE
Palazzo della Cultura
SEZIONE
Archeologica
SALA
V

D/ Stemma inquartato circolare di Ungheria, Gerusalemme, Aragona e Napoli; palato al secondo e al terzo quarto. In legenda: + : ALFONSV • D • G • R • ARAGO • SICILI • CITR • VLTR
R/ Alfonso in galoppo verso destra con una spada sguainata in alto nella mano destra. Il cavallo è coperto di gualdrappa e il re indossa un’armatura e un cimiero a forma di drago. In legenda: + DNS • M • ADIVT • ET EGO • DESPICI • INIMICO • M (DOMINVS MIHI ADIVTOR ET EGO DESPICIAM INIMICOS MEOS: “Il Signore sia il mio protettore ed io dispezzerò (sconfiggerò) i miei nemici” [Salmo 117, v. 7] L’alfonsino d’oro (chiamato anche ducatone o sesquiducato perché aveva il valore di un ducato e mezzo) di Alfonso di Trastámara (1394-1458), detto il Magnanimo, è sicuramente una delle più belle monete del medioevo italiano.
La moneta fu coniata inizialmente dalla zecca di Gaeta. Successivamente, sconfitto Renato d’Angiò, conquistata Napoli e unificato il regno, fu battuta anche dalla zecca di Napoli (a partire dal 1442). È un’emissione dall’elevato significato celebrativo e propagandistico. Il dritto reca l’intitolazione di Alfonso re di Sicilia “Citra et Ultra Farum” con nel campo lo stemma di Ungheria, Gerusalemme, Aragona e Napoli. Sul rovescio, invece, è rappresentato il sovrano armato di tutto punto, con cimiero a forma di drago, lanciato in galoppo con la gualdrappa svolazzante e la spada sguainata verso l’alto. In legenda, infine, è impresso un versetto del Salmo 117 che è un’invocazione alla protezione divina: “il Signore è il mio protettore ed io sconfiggerò i miei nemici”.

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