Frammento ligneo di arredo liturgico

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OGGETTO
Frammento ligneo di arredo liturgico
MATERIA E TECNICA
Legno/ dipinto
PROVENIENZA
Incerta
DATAZIONE
sec. XVI
MISURE
cm largh. 39; h. 28
INVENTARIO
n. 366
COLLOCAZIONE
Carcere Borbonico
SEZIONE
Irpinia
SALA
31
DONAZIONE
Podestà cav. Flammia Giuseppe

Donato al Museo nel 1934 dal Podestà di Gesualdo, cav. Flammia Giuseppe, questo dipinto su tavola raffigura la testa recisa su nimbo dorato di un monaco persiano chiamato nell’iscrizione Antonio. Si tratta probabilmente di un arredo liturgico proveniente dall’ex convento dei celestini di Gesualdo.
In realtà, è possibile che il dipinto raffiguri la testa recisa di sant’Anastasio il persiano, martirizzato e decapitato nei primi anni del VI secolo.
Sin dall’antichità, il culto per questo martire, proveniente dalla Persia, era molto diffuso e popolare, tanto è vero che assunse proprietà taumaturgiche riconosciute persino nel 787 d.C. dal Concilio di Nicea.
In Italia la diffusione fu favorita dal re dei Longobardi Liutprando.
Secondo la leggenda, sin dall’epoca romana, l’effige con la testa decapitata del santo era impressa su medaglie votive in bronzo. Queste venivano considerate come dei veri e propri amuleti di protezione contro il male, da tenere sempre addosso e da regalare ai propri cari per allontanarli dalle malattie e dalle sciagure.

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