Macchina di Wimshurst

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OGGETTO
Macchina di Wimshurst
MATERIA
Ottone/legno/vetro/
ebanite/stagno
PROVENIENZA
Liceo Statale “P. E. Imbriani” (AV)
DATAZIONE
inizio 1900
MISURE
lungh. 45 cm; largh. 28 cm; h 72 cm
COLLOCAZIONE
Carcere Borbonico
INVENTARIO
16
SEZIONE
Scientifica
SALA
40

Questo tipo di macchina ad induzione, inventata verso la fine dell’800 dall’ingegnere inglese James Wimshurst, rappresenta il più potente generatore di elettricità statica ideato nel XIX secolo, utilizzata anche come sorgente di alta tensione per i primi tubi a raggi X.
La macchina, oltre ad essere in grado di produrre un’elevata differenza di potenziale che può raggiungere alcune migliaia di volt, ha il vantaggio di innescarsi automaticamente non appena il sistema viene messo in rotazione.
Lo strumento è composto da una base in legno su cui sono montati due dischi verticali paralleli a una piccola distanza, che ruotano intorno a uno stesso asse orizzontale ma in senso opposto, grazie a un sistema di cinghie e pulegge azionate da una manovella posta alla base della macchina. Lungo il bordo esterno dei due dischi sono disposte a raggiera striscioline di stagnola. Durante la rotazione, i dischi scorrono sotto una coppia di spazzole di rame, sostenute da un supporto conduttore inclinato e di lunghezza pari al diametro dei dischi. Ciascun pettine comunica con una bottiglia di Leyda, condensatori cilindrici fissati alla base, e con un’asta mobile, lo spinterometro, munita di sferetta e di una impugnatura isolante. Di conseguenza, l’elettrizzazione prodotta dallo strofinio delle due spazzole a contatto con la superficie dei dischi viene convogliata nelle bottiglie di Leyda e scaricata, infine, tramite due sfere poste sulle bacchette, facendo scoccare una scintilla che può essere lunga parecchi centimetri.

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