Testa di Dioscuro

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OGGETTO
Testa di Dioscuro
MATERIA E TECNICA
marmo/scalpellatura
MISURE
h. 45; largh 28
PROVENIENZA
San Martino Valle Caudina (AV)
DATAZIONE
Età romana
COLLOCAZIONE
Palazzo della Cultura
INVENTARIO
n. 90
SEZIONE
Archeologica
SALA
Atrio

Il frammento di statua, di cui si conserva solo la testa, appartiene al tipo ordinario dei Dioscuri detti “con il pileo”. Infatti la caratteristica che la contraddistingue e identifica è, appunto, il suo attributo maggiore, il pileo, un antico copricapo di feltro o pelle, la cui forma solitamente conica si modellava su quella del capo. I Dioscuri avevano doppia paternità, erano sia figli di Zeus che di Tindaro, re di Sparta, sposo della loro madre Leda e per questo erano detti anche Tindaridi. Secondo il mito, i gemelli erano uniti da un legame così forte che, quando Castore fu ucciso, Polluce scelse di condividere la propria immortalità, vivendo con il fratello un giorno nell’Olimpo e un giorno negli inferi. Per questo motivo e per le loro gesta divennero ben presto simbolo di valori eroici e virtù, mediatori tra la realtà umana e quella divina. La resa chiaroscurale del volto del Dioscuro, privo di qualsiasi contrazione muscolare, è contraddistinta dal pileo con una stella centrale, sotto il quale scende e si allarga una folta capigliatura. Le ciocche ondulate e inanellate in cima si dispongono simmetricamente fino a coprire del tutto gli orecchi. La direzione dello sguardo fisso in lontananza è marcata delle palpebre sporgenti e dal taglio netto delle arcate sopraccigliari.

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